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29 settembre, 2006

Il Caimano

di Giuseppe Marino

Cominciamo col dire quel che il film di Moretti non è: non è un documentario á la Moore, non è un film su Silvio Berlusconi; è, comunque, un film fortemente politico. L’opera è strutturata su molteplici livelli, ciascuno dotato di un proprio linguaggio e portatore di una specifica storia, tutti vanno ad interagire per creare un messaggio primario ed unitario. Attorno alla vicenda personale e familiare di Silvio Orlando, vengono mostrati stralci di film, alcuni realizzati, altri ipotetici, all’interno della realtà de “Il Caimano”. Orlando è stato un produttore di b-movie negli anni ’70 - ’80, produttore di quelle opere ora rivalutate, sottoposte ad un giudizio più sociologico che di critica cinematografica, indicate nell’opera di Moretti come “anticorpi” provvidenziali nell’essere alternativa alla fruizione elitaria del cinema d’autore. Un sistema di difesa che sarebbe oggi impensabile in questi termini, avendo perso quel dato linguaggio e quei soggetti le caratteristiche d’eccezionalità, per diventare la regola. Si vedono stralci di questi film dai titoli fantasiosi (Maciste contro Freud, Mocassini assassini, Cataratte…), le scene soltanto immaginate di un film su Berlusconi su sceneggiatura di Jasmine Trinca, la preparazione di scene dallo stesso copione con un Berlusconi interpretato da Michele Placido, immagini di repertorio con vere performance del Caimano, ed infine le uniche riprese realizzate, finanziate da Orlando.
Pure non mancano, disseminati nel film, momenti di ironia morettina. Come non manca una critica alla falsa satira (spesso sedicente) di sinistra, che altro non fa che rendere il padrone di Mediaset una macchietta più facilmente digeribile, oltre a permettergli di autoproclamarsi “editore liberale”.
Il film non è su Berlusconi, ma è, nel complesso, un film sul berlusconismo. Tutti i personaggi sono il prodotto di un’Italia che si è sviluppata sotto una trentennale dittatura televisiva, e ciascuno non può non confrontarsi, per analogia o contrapposizione, con questa realtà mediatica e sociale, diventata da 12 anni esplicitamente politica. Si mostrano il giovanile arricchimento del futuro leader di Forza Italia, i cambiamenti dei costumi e la manipolazione delle coscienze imposti da decenni di televisione commerciale, quindi l’entrata in politica. Si mettono in scena le sue varie facce, ciascuna espressa da un diverso attore: il Berlusconi rampante con Elio De Capitani, quello bonario e populista, ad opera di Placido, quello distruttivo che ha diviso l’Italia, ponendosi con la forza al di sopra dello Stato e dei poteri istituzionali, incarnato nell’efficace finale dallo stesso Moretti.

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