La semiotica è vasta, impossibile coprirla tutta. Forum di attualità, cultura e innovazione degli studenti di Discipline Semiotiche, Bologna. IL PE_RIZOMA è UNA RIVISTA GRATUITA! MAIL: pe_rizoma@yahoo.it

29 ottobre, 2006

EDITORIALE EXTENDED VERSION

contro la dittatura della redazione che mi impone le 1000 battute e mi costringe a buchi di senso e alla scrittura facista boriosetta e autocelebrativa

RIVOLUZIONI ED ELASTICI (Herr Direktor's cut)

Nel numero scorso una lettera ci incitava alla rivolta contro una laurea specialistica deludente e mal organizzata. Anche il ragazzo del futuro ci ha segnalato la falla nel sistema, incredibile, dei corsi propedeutici assegnati al termine degli studi.
Il ragazzo del futuro i suggeriva, provocatoriamente, di 'elasticizzarci'; e non solo per arrivare più velocemente in via Zamboni, ma per adattarci al viaggio nel tempo. Dove il sistema fallisce sono le persone a dover sopperire, diventando più elastiche, adattabili, polivalenti e polifunzionali. Il nuovo mito del lavoratore precario, elastico negli orari e nella mentalità. Ma se si deve elasticizzare è per permettere che qualcosa rimanga invece immutato: cos'è? il profitto dell'azienda? Discipline semiotiche è una palestra di vita insomma, più di tutte le lauree 3+2?

Beate Rivoluzioni, ancora mi evocano quella sensazione assoluta di poter eliminare il marcio e ricominciare da capo, rifondare le istituzioni (nel senso di cose istituite) per riadattarle alle persone, cambiare prospettiva di colpo e ribadire che quando si sbaglia si possono sistemare le cose (non pensate a golpe, si possono rivoluzionare rapporti, atteggiamenti..). Oggi invece che si può dire? Solo che il mondo va in un'altra direzione.
Siamo abituati a rivoluzioni globali che ci tocca assorbire senza battere ciglio, e di cui raramente riusciamo a cogliere la complessità. In fronte a questo abbiamo una sindrome rivoluzionaria che è profondamente conservatrice: vogliamo le riforme, ma le conseguenze ci sembrano sempre peggio della situazione precedente.
La situazione attuale può scontentare qualcuno, ma è un dato di fatto. Cambiare invece, in nome di qualche principio, è una presa di responsabilità che ci terrorizza, che scontenta gli altri.
Più facile criticare le rivoluzioni che proporle, tanto che la vera rivoluzione, quella che una volta riuniva le persone sotto una stessa volontà di miglioramento, oggi gioca all'opposizione (della stessa idea di rivoluzione). O alla dichiarazione di intenti contro entità troppo volatili e complesse per poter rispondere responsabilmente delle loro azioni (no global?).
Facciamo le rivoluzioni alle conseguenze per paura che alla radice ci siano cose immutabili (o incontrobattibili). Volete la crescita zero? Allora continuate a cercare gli evasori fiscali!
Vogliamo la crescita zero? Forse sì, se è sempre la persona a rimetterci e ad assottigliarsi sempre di più come un elastico tirato. E sto parlando di persone, non dei loro SUV tassati o della loro seconda casa che costa di più (è perfino più facile, far valere i diritti di un SUV!).
Sto parlando di persone, di lavoratori. E anche di studenti, giovani che ogni anno pagano migliaia di euro e rimangono delusi dall'ennesimo esame di "semiotica di/in/con/su/per/tra/fra qualcosa", si chiedono magari che fine ha fatto il cognitivismo in questa laurea.
Rivoluzioni o elasticità, cari amici e attanti?
Nella nostra situazione entrambe richiedono una forte dose di coraggio.

26 ottobre, 2006

Guardando Addenbraun Adden tistretti

ieri sera/notte io e herr ci Adden trati nel fantastico e catalitico mondo del codice da vinci. ovviamente dio, o chi per lui, ci scampi dal leggere il romanzo, ma due semiotici non sanno resistere alla tentazione di vedere in azione un supersemiotico che combatte strenuamente contro la reincarnazione di anakin skywalker, il gemello cattivo di gandalf (insieme formano un gandone), la versione furba (!) di amelie che si stupisce perché le chiese sono fredde, e più di tutti, il nemico più tenace, un insopportabile ascento franscese che fa parlare tutti come peter sellers nella pantera rosa. il supersemiotico tra l'altro probabilmente non sa di essere super, fino al giorno prima faceva il salumiere a marsiglia, finché non gli hanno detto che o veniva a risolvere il caso oppure avrebbero fatto grande pubblicità alle infime dimensioni del suo pipino (l'opus dei è molto informato).

al che tommaso, detto supersemiotico, dà sfoggio delle sue capacità, ecco due o tre chicche:

- la versione sveglia di amelie gli chiede: cos'è quella? (indicando una stella)
tommaso: una stella a cinque punte
[...]
- sveglia: e questo che vuol dire?
tommaso: P.S.: post scriptum!
sveglia: tommaso si vede proprio che hai fatto le scuole grosse
(e ennebì nun glielo chiede?)

- tommaso: sub rosa... sub rosa..., dunque se il corso di recupero che ho frequentato la quarta volta che ho ripetuto la terza non me lo ricordo, ma le mie memorie di topolino non mi ingannano, vuol dire sotto la rosa! sì, ho indovinato! (ammazza che culo, evvabè rosa, ma sub chi se lo ricordava)

- sveglia: oh porca puffolina! ma queste parole non significano niente, come faremo a spiegare a tutti la verità?! oh, povero tommaso, tutti sapranno delle infime dimensioni del tuo pipino!
tommaso: porca madonna, non parlare del mio pipino ad alta voce! eppoi.. lasciami pensare, o sveglia, massì: è come se tutte le lettere fossero state mischiate alla rinfusa! ma ti rendi conto?! è un' anagramma! (e dire che gli amici mi prendevano in giro solo perché passavo i week-end con la settimana enigmistica)

- sveglia: pop! (è suono che fa la presenza muta di una coppia di grosse tette)
tommaso: dobbiamo trovare una biblioteca, ADESSO!!

e via a correre, nel miglior stile die hard, a caccia di una biblioteca, bhè è una questione di priorità.

sul finale non sappiamo nulla giacché, smesso di ridere, ci siamo addormentati, cmq sono sicuro che è colpa degli alieni,

zaluti dal zuperzemioken,

a.

ps (!!)
forse per poter essere un semiotico non bisogna sapere di esserlo

25 ottobre, 2006

I Lego amano le zuppe (al pesto) ipocaloriche







Légo, il sincretismo dà i suoi frutti

24 ottobre, 2006

Per Mezzofanti letterato

Ero fermo ad un rosso col motorino, per questo l'ho visto.
In attesa di ripartire mi sono guardato attorno e ho sbirciato la targa della via. Diceva: via Giuseppe Mezzofanti, cardinale e poliglotta vissuto dal 1774 al 1849.
Mi sono chiesto cosa comporta l'intitolazione di una via. Siamo abituati, soprattutto a Bologna, a personaggi o eventi carichi di alti valori simbolici. Le migliori non hanno bisogno di spiegazioni. Via Giuseppe Mazzini, corso Roma, piazza Trento e Trieste, Largo Caduti.
Per i nomi che non si studiano a scuola, si sente il dovere di giustificare l'importanza assegnata con il conferimento dell'onore toponomastico: Piazza Peppino Impastato, vittima della mafia. Via Anteo Zamboni, antifascista. Via Ugo Bassi, patriota.
Via Giuseppe Mezzofanti, cardinale e poliglotta. Viene da pensare sia stato un grande cardinale di Santa Romana Chiesa, modello Richelieu, un uomo capace di sortire gli eventi del mondo. E se non lo fosse? Poliglotta. Giuseppe Mezzofanti, riporta Wikipedia, "si diceva parlasse fluentemente 38 lingue e 50 dialetti".
Scusate, forse verrò scomunicato, ma d'altronde questo verde non scatta mai. Mi ci viene da ridere. Penso a ipotetici personaggi celebri del tipo: Pasquale Ammirato, "si diceva facesse 25 pèrete in in minuto e che parlasse con i rutti"; o Luigi Cammello, "conosceva a memoria tutte le targhe di Bologna e a chi appartenevano".
Si obietta, giustamente, che conoscere 38 lingue e 50 dialetti nel 1774 doveva essere pregio abbastanza straordinario. Il problema sta infatti nella giusta inquadratura del frame. E comunque sembra un valore di non subitanea comprensione, almeno per uno che aspetta solo che finisca il rosso. Giuseppe Mezzofanti, ammettiamolo, detta così poteva essere un fenomeno da baraccone. "Cardinale parlate in gaelico!" "Cardinale, venga qui, ci dica qualcosa in qualche lingua strana!" "Cardinale, cardinale: aùghs wip ciòht ruk!" e giù tutti a ridere come dei pazzi.

I dialetti, pure. Era un mito: "vossìa me dise che xe nu minchia i palemmitanu, ca ha rutt tutt' e ccose dint'a chiesa. Dè, osì non si fa, o bimbi!

Vogliamo rispetto insomma, per i nomi delle vie e quello che ci scriviamo. Per me la dicitura "poliglotta", o non fa onore al personaggio, o non fa onore alla scelta.
Che vuol dire, insomma: studioso,letterato, anche un generico "medico", che pure sarebbe dubbio, è più accettabile. Perché allora non Giuseppe Mezzofanti, linguista illustre traduttore? Sarebbe meglio. Raccogliamo le firme?

14 ottobre, 2006

il pe_Rizoma

Ecco perchè i semiotici annegano
Cari piccoli nodi di questa immensa rete rizomatica,
ho capito perchè spesso pur studiando quello che studio (quando lo studio) spesso mi sento annnegare nella immensa e vastissima ramificazione del senso. Imparare ad usare e decifrare sengi di qualsivoglia natura è cosa di tutti gli uomini, ma è l'uomo semiotico colui che dovrebbe eccellere in questa attività. Eppure a volte mi meraviglio di come persone che di semiotica nulla ne sanno, e forse pensano sia una branca della medicina, navigano nell'enciclopedia a patata eccellentissimamente. Alla fine miei cari colleghi (ma anche all'inizio) imparare ad usare segni per comunicare qualcosa (e intendo qualcosa di ben preciso attraverso segni di natura diversa e ground vasto _ pensate alla pubblicita della pasta panzani, tanto per fare un esempio noto ai più), fare tutto questo è come imparare a nuotare, a galleggiare nel mare vastissimo-Oceano-mare. Si ostinano a farci leggere saggi su saggi, trattati su trattati... Se da piccoli invece di buttarvi in acque ime all'improvviso vi avessero dato in mano un trattato di fisica sulla legge di archimede dubito seriamente che avreste imparato a nuotare.

10 ottobre, 2006

Quando Eco fa scuola

Cari compagni, amici e attanti vari,
vorrei porre all'attenzione il nuovo testo che tra qualche giorno uscirà nelle librerie italiane "Mio marito è un calciatore". Un testo molto originale in cui si parla di tremende gelosie e di carte di credito continuamete strisciate. La presentazione del libro avverrà in questa settimana, alla presenza dell'autore Francesco Velluzzi (giornalista della Gazzetta dello Sport) e della sua più stretta collaboratrice Prisca Rossi (moglie di un calciatore del Genoa). La cosa interessante è che colui il quale è stato chiamato a scrivere la prefazione del testo è "colui che in materia ha l'autorità di Umberto Eco quando parla di semiotica: Francesco Coco". Così lo definisce Luigi Garlando, firma importante della rosa.
Povero Umberto come è difficile essere intellettuali, vabbè chiamarlo in caso per ogni minima cosa quando si vuole far figura per dire che studiamo semiotica, ma adesso il venerebile paragonato al re del gossip calcistico, non lo meritava proprio!
Il giornalista poteva dire di tutto, poteva paragonare Coco a chiunque....avremo pure in Italia qualcun'altro importante da chiamare in causa. Non so lo poteva paragonare a Luxuria esperto nei cambiamenti di vita: da uomo a donna, da semplice ricchione a onorevole. O forse a Borghezio grande oratore moderato, che conosce alla perfezione la retorica ciceroniana come nessun'altro al mondo; a Gattuso grande campione dai piedi vellutati esperto in finezze calcisiche e non ("stanotte -prima della finale- sono andato in bagno 22 volte, poi però ho risolto tutto mettendomi un pò di ghiaccio là!). Insomma abbiamo tanti esperti inmateria in Italia -Sgarbi alle parolaccie per esempio- perchè chiamare in causa il maestro? Perchè nominare il nome del venerabile invano? Perchè???
Compagni, amici, attanti,
propongo di mettere al rogo il bestemmiatore Garlando e marciare su Milano, presso la sede ufficiale della Gazzetta dello Sport. Perchè possiamo tollerare tutto: che ci scambiate per medici; che ci consideriate degli inutili intellettuali; che ci consideriate incapaci di intendere e di volere, solo perchè stampiamo un giornale non pornografico chiamato perizoma, in cui si parla di pelo, presentificazione dell'assenza, rizsomini e stronzate varie. Ma non toccateci il maestro!
Propongo un conclave al bagno 3 alla presenza di tutte le autorità semiotiche: venite con mee?